Ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali, dopo 5 anni e mezzo di carcere minorile, Remi Nikolic, il giovane nomade che nel gennaio 2012, quando non aveva ancora 18 anni, a bordo di un suv travolse e uccise l’agente di polizia locale Niccolò Savarino, a Milano, e venne arrestato in Ungheria. Lo ha deciso il Tribunale per i Minorenni di Milano accogliendo l’istanza dell’avvocato David Russo. Nikolic, che ha 23 anni, è stato condannato in via definitiva per omicidio volontario a 9 anni e 8 mesi. La misura, spiega il collegio dei giudici, “può rivelarsi utile per favorire il processo di integrazione sociale del condannato e, nel contempo, impedire la commissione di altri reati”. Amare le parole della famiglia diffuse per mezzo dell’avvocato Gabriele Caputo che rappresenta il fratello e i genitori del vigile ucciso: “Sono arrabbiati, ma erano consapevoli di come sarebbero andate le cose vista la pena così bassa”. Nikolic, ha aggiunto l’avvocato, “non ha mai chiesto scusa a nessuno della famiglia e ha sempre negato di aver voluto uccidere. Da lui non è mai arrivato un pentimento sincero”. Per i Savarino, insomma, Nikolic è sempre stato “trattato come una vittima, più delle vittime stesse e quella pena è stata una beffa per la famiglia che si è sentita tradita dalle istituzioni”. La faccenda penale, per loro, si aggiunge a quella dei risarcimenti: “L’unico ottenuto è quello dell’assicurazione del suv che ha travolto Savarino”. Ora la famiglia sta cercando di ottenere un risarcimento dal Comune, perché il vigile quel giorno “non avrebbe avuto i mezzi idonei e non era stato addestrato specificatamente per un posto di blocco”. Ma credo “che quel risarcimento non sia ancora arrivato”.