“L’amore trionfa su tutto”. Sono queste le parole che suggellano la sentita ed emozionante unione tra Luigi Caci, ravanusano, e Giuseppe Martino Galanti, licatese.

I due innamorati giorno 6 Marzo si sono recati al comune della città per celebrare con gioia un doppio traguardo, personale e a valenza sociale: da un lato, il coronamento del loro sogno d’amore, dall’altro, l’avvio di una strada che possa spronare altri a non nascondere i propri sentimenti. In una provincia ancora un po’ restia sul piano dell’accettazione, dichiarare la propria tendenza non è sempre facile e le unioni formalizzate tra persone dello stesso genere si contano sulla punta delle dita, probabilmente per il condizionamento sociale ancora pervasivo.

La legge 76 sulla “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, detta anche Cirinnà dal nome della prima firmataria del disegno, ha determinato ufficialmente nel 2016 l’istituto delle unioni civili, ma la prima unione arcobaleno è stata celebrata solo nel 2017 ad Agrigento dal sindaco Firetto. Qualche anno prima, nel 2014 a Siculiana, due uomini di origini meridionali avevano festeggiato il loro matrimonio, dopo che si erano sposati a New York.

Nel 2020 è stata poi la volta di due giovani donne trentenni sposate a Canicattì, tra i primi comuni della provincia ad aver attivato il registro. Ventura, l’allora primo cittadino, aveva salutato quel momento come “un grande segnale di crescita morale perché anche alle coppie omosessuali e a quelle di fatto si dà – aveva detto – la possibilità di godere di determinati diritti. L’ufficio di Stato Civile di Canicattì, da sempre sensibile, attua le leggi dello Stato con celerità: divorzio e successivamente Cirinnà.

Si tratta – aveva continuato – di diritti fondamentali della persona che vengono riconosciuti alle coppie omosessuali e a quelle etero che decidono di convivere”. E nel pieno esercizio del diritto, Luigi, bravissimo e rinomato pasticcere, e Giuseppe Martino Galanti, dopo sei anni di storia d’amore, hanno formalizzato anche loro presso l’Ufficio di Stato Civile di Ravanusa. Circondati dall’amore delle rispettive famiglie e degli amici, i due sposi sono i primi a percorrere una strada che merita attenzione e una discussione sul necessario esercizio dell’inclusione e del riconoscimento delle differenze tutelate dalle leggi dello Stato.

“Sei anni fa – racconta Giuseppe – conobbi Luigi, un ragazzo meraviglioso: abbiamo iniziato a frequentarci e pian piano abbiamo capito che non era solo una conoscenza, ma che ci completavamo l’uno con l’altro. Non mi sarei aspettato che nel 2023 saremmo stati pronti per il fatidico “SI”, per creare una nuova famiglia, fatta da due uomini”.

“Un passo alla volta – racconta Luigi – ho capito che tra me e Giuseppe c’era di più di un’amicizia e, dopo un po’ di tempo, l’amore che era nascosto dentro si è manifestato. Quel sentimento forte è riuscito ad abbattere il blocco che avevo. I miei genitori, i miei fratelli e le mie cognate non hanno mai avuto nessun dubbio sull’Amore. Mi sono stati sempre vicino e mi hanno sostenuto: se due persone si amano, la questione non è nella tradizione o nella visione religiosa della coppia, costituita solo da uomo e donna. Io mi sento fortunato, nonostante nel 2023 ci sia ancora gente pronta a puntare il dito e a criticare le decisioni degli altri.

Da oggi sono super felice per aver raggiunto il traguardo del matrimonio con l’unione civile: che sia l’inizio e lo sprone per tante persone che ancora oggi temono il giudizio e non riescono ad esprimere l’Amore. Spero che altri alzino la testa, affrontino la società e compiano come noi questo gesto meraviglioso e coraggioso”. E nelle parole di Luigi, in quella lettera A maiuscola, troviamo il manifesto della libertà personale che non può compiersi appiano se la società non matura. Un sistema attento e giusto deve accogliere, riconoscere e tutelare come valore la diversità, perché tutte le persone possano avere pari diritti.

La legge Cirinnà è frutto di anni di battaglie nazionali e da parte di organi sovranazionali, intervenuti al fine di regolare nuove tipologie di famiglia che si affacciano nella società o che sono da sempre presenti, ma spesso nascoste per paura e per le convenzioni. In vigore dal 5 Giugno 2016, tale legge non lascia in balia del precedente vuoto giurisprudenziale: il nostro Paese era uno dei pochi a non aver ancora regolato le unioni civili, mantenendo in vita un impianto normativo non idoneo ad eliminare o ad arginare le differenze di trattamento tra coppie sia eterosessuali che omosessuali.

Serena Milisenna

Ravanusa, celebrata la prima unione civile tra due uomini