Sei rapine, di cui una con la vittima picchiata a colpi di pistola, e due furti consumati in un’unica giornata. È l’accusa che pesa su Antonino Incardona, 28 anni, e Salvatore Provenzani, 21 anni, entrambi di Palma di Montechiaro, finiti al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura di Agrigento.

I due imputati, assistiti dagli avvocati Giuseppe Vinciguerra e Rosario Maria Prudenti, hanno scelto il giudizio abbreviato, e il giudice per l’udienza preliminare Micaela Raimondo ha fissato la requisitoria del pm per il 19 febbraio.


La “maratona” di rapine: dal colpo fallito alla violenza efferata

Le vicende contestate risalgono al 3 dicembre 2022. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due giovani – a bordo di una motocicletta e con il volto coperto da caschi integrali – avrebbero colpito in rapida successione diversi esercizi commerciali tra Palma di Montechiaro, Licata e Camastra.

  1. Prima vittima: il titolare di un negozio di ferramenta di Palma di Montechiaro, minacciato con un’arma e aggredito fisicamente dopo essersi rifiutato di consegnare il denaro. I rapinatori avrebbero gridato “Levati di davanti che ti sparo”, per poi colpirlo con il calcio della pistola. Alla fine, però, i malviventi sarebbero fuggiti a mani vuote.
  2. Due distributori di carburante: con la stessa modalità – pistola puntata alla testa – sarebbero riusciti a impossessarsi prima di 60 euro e poi di 350 euro, sempre restando nel territorio di Palma di Montechiaro.
  3. Assalti a due bar tra Palma e Camastra: il modus operandi non sarebbe cambiato. Pistola e minacce, bottino di 200 euro in ciascun locale.
  4. Panificio di Palma: i rapinatori sarebbero tornati nella cittadina agrigentina per un ultimo colpo, intimando a un dipendente di consegnare 200 euro sotto la minaccia della pistola.

I due furti a Licata

Non paghi delle rapine, i malviventi avrebbero poi commesso due furti ai danni di un bar e di un ristorante nella zona di Torre di Gaffe, a Licata. In un caso, forzata la saracinesca, si sarebbero impossessati di pacchi di caramelle, alcune bottiglie di vino e monete presenti in cassa.


Le indagini e la moto “incriminata”

A incastrare i due presunti rapinatori sarebbero stati alcuni fotogrammi delle telecamere di videosorveglianza. Le immagini, infatti, avrebbero ripreso la targa di una moto, risultata intestata a uno degli indagati. Quando sentito dagli inquirenti, il giovane avrebbe dichiarato di non utilizzarla da tempo perché la targa era stata rubata. Eppure, secondo la versione della Procura, la targa sarebbe stata ritrovata a casa dell’altro indagato, smentendo la ricostruzione di chi sosteneva di non aver più disponibilità del mezzo.


Il processo e la requisitoria

Sia Incardona sia Provenzani, rimasti finora in libertà, affronteranno il processo con rito abbreviato, scelta che – in caso di condanna – prevede una riduzione di un terzo della pena. La pm Giulia Sbocchia ha chiesto il rinvio a giudizio e la data per la requisitoria è stata fissata al 19 febbraio, quando il giudice dovrà valutare il quadro probatorio raccolto contro i due imputati.