L’inizio del processo di secondo grado riaccende i riflettori sulle vicende che vedono coinvolto l’ex presidente di Confindustria Antonello Montante, a capo di un articolato sistema di corruzione.
L’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, ha ricostruito tutte le vicenda ne “Il sistema Montante”(2019), pubblicato per Bonfirraro.
«Far trionfare la verità fa un male atroce, ma è l’unica possibilità che abbiamo per alzarci in volo e conquistare qualche brandello di libertà». (Salvatore Petrotto) .
Il 6 luglio a Caltanissetta è iniziato il processo di secondo grado per alcuni dei protagonisti del cosiddetto ” Sistema Montante “. Il giorno prima a Roma, la morte di Mauro Mellini sostenitore della “Giustizia giusta”, e poco più di un mese prima il caso Palamara che ha fatto tremare il mondo della magistratura.
Vicende che stanno mantenendo vivo il dibattito sul rapporto pericoloso tra politica e giustizia a cui è stato legato anche il destino di
Salvatore Petrotto, autore per Bonfirraro del memoriale Il Sistema Montante , uscito nel 2019.
Per tredici anni Petrotto è stato sindaco di Racalmuto, finché nel 2011 il comune viene sciolto per infiltrazioni mafiose e sul sindaco ricadono accuse gravi, ma da cui è stato successivamente assolto con sentenza definitiva.
« Petrotto – scrive Mellini nell’introduzione de Il sistema Montante – è il protagonista di una storia di una “condanna alla morte civile” della mafia antimafiosa di Sicindustria. […] Petrotto era veramente “andato troppo oltre” nel suo programma di raccolta differenziata dei rifiuti,
monopolio, o quasi, del vice di Montante, Catanzaro. […] Petrotto ha resistito oltre ogni limite di capacità umana a una persecuzione organizzata da Montante (e Sicindutria) nei suoi confronti.
Una persecuzione cui la magistratura Agrigentina in passato ha, con la sua lunga inerzia e la sua allarmante sordità, dato un valido contributo ».
IL CASO MONTANTE
Era il 2018 quando con i primi arresti iniziava a crollare come un castello di carta il complesso sistema di spionaggio e corruzione.
Dalle indagini emerse che l’ex presidente di Confindustria Antonello Montante, nascondendosi dietro la maschera di paladino dell’antimafia, in cambio di favori aveva cercato di ottenere notizie riservate sui profili di alcune persone di suo interesse grazie ad alcune amicizie tra le forze dell’ordine.
Nel maggio del 2019, la sentenza di primo grado condannava i cinque imputati che avevano chiesto il rito abbreviato: l’imprenditore Antonello Montante , condannato a 14 anni, l’ex comandante della Guardia di Finanza ed ex capocentro della Dia Gianfranco Ardizzone (3 anni), il sostituto commissario di polizia Marco De Angelis (4 anni), il responsabile della sicurezza di Confindustria Diego Di Simone (6 anni) e il questore Andrea Grassi (1 anno e 4 mesi). C’è ancora un secondo procedimento in corso, con rito ordinario, che vede imputati, tra gli altri, anche Renato Schifani (ex presidente del Senato), Arturo Esposito (ex capo dell’Aisi), Giuseppe D’Agata (ex capo centro della Dia di Caltanissetta) e il tributarista, Angelo Cuva .
«Con Il sistema Montante – ha dichiarato recentemente Petrotto – vi avevamo già anticipato come era andato in tilt, da qualche decennio, il “sistema giustizia”, per via delle perverse commistioni con tutti gli altri sistemi. Adesso lo stiamo sperimentando, ancora una volta,
leggendo le intercettazioni relative all’inchiesta sul giudice Palamara. Non sappiamo se queste vicende sono il frutto della mancanza di separazione dei poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario), o piuttosto il risultato di uno straripamento di uno di questi tre poteri che, anziché rendere un servizio ai cittadini, il servizio giustizia, si è trasformato in un potere malato e in preda a deliri di onnipotenza e, soprattutto, del tutto
fuori controllo. Leggete il mio libro, “ Il sistema Montante”, e scoprirete come sono duri a morire certi vizi antichi . Capirete come sono andate realmente le cose in Italia, dalla fine dell’Ottocento a oggi ».
IL SISTEMA MONTANTE (Bonfirraro, 2019) di S. Petrotto
Anno 2007, la mafia cambia pelle, indossa la maschera dell’antimafia
e mette a segno un vero e proprio colpo di Stato. Il protagonista è
Calogero Antonello Montante che, all’improvviso, diventa uno dei
principali leader nazionali di Confindustria. Compare dei mafiosi
Paolino e Vincenzo Arnone, viene nominato cavaliere del lavoro dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per rifare il lifting
alla sua biografia ci pensano scrittori del calibro di Andrea Camilleri.
Poi dentro le postazioni dei servizi segreti italiani e della CIA gli
cambiano i connotati. A colpi di dossier diventa il padre-padrone
della Sicilia e si lancia alla conquista dell’Italia intera. Ma la mania di
spiare e ricattare chiunque lo tradiscono. La sua storia nel 2018
finisce male, tra arresti domiciliari, detenzione in carcere e
conseguenti processi penali.
La prefazione del libro, come detto sopra, è stata scritta da Mauro Mellini , avvocato, ex parlamentare, fondatore del Partito Radicale con Pannella. Ha combattuto battaglie per i diritti civili e sulla giustizia insieme a Leonardo Sciascia , la più famosa quella in difesa di Enzo Tortora e successivamente insieme a Petrotto per sostenerlo dalle accuse ingiuste.
Mellini ha pubblicato sette libri con Bonfirraro e fu lui a consigliare a Salvo Bonfirraro di pubblicare il memoriale di Salvatore Petrotto.
« Non posso dimenticare – ha scritto Petrotto dopo la scomparsa di Mauro Mellini – quanto mi sia stato a fianco per lunghi anni, spiegando all’Italia intera le insane strategie per l’occupazione del potere, di ogni potere, dei cosiddetti ‘professionisti dell’antimafia’ di Sciasciana memoria. Mauro Mellini era l’unico che riusciva a capirmi fino in fondo quando gli
raccontavo, documenti alla mano, di cosa era successo in Sicilia, con “i professionisti dell’antimafia’ di Confindustria Sicilia”. E gli parlavo e gli scrivevo, quando era pericoloso parlare e scrivere, del leader della famigerata lobby di Confindustria Sicilia, Antonello
Montante, sostenuto, tra gli altri, da quello che il nostro compianto e amato Mellini definiva “il partito dei magistrati”.
Discutere con lui era come attingere a un pozzo senza fondo di conoscenze, non solo politiche o di carattere giuridico, ma anche relative a fatti e
argomentazioni di carattere storico-filosofiche o letterarie. Insomma era un piacere conversare con l’ultimo grande gentiluomo della politica, del mondo forense e della cultura italiana; un fine intellettuale senza tessere e appartenenze, così come il suo amico Sciascia.
Io ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscerli e frequentarli entrambi e, vi giuro, è stato grazie ai loro insegnamenti di vita, se sono riuscito a trovare un senso e a orientarmi, anche quando ero perseguitato perché ritenuto anch’io, nel mio piccolo, un eretico che cercava
qualche verità di troppo ».
Salvatore Petrotto , 56 anni, è laureato in Lettere Moderne. Insegna Italiano e Storia presso l’Istituto di Istruzione Secondaria Statale E. Fermi di Racalmuto.
Per 13 anni, dal 1993 al 2002 e dal 2007 al 2011, è stato sindaco di Racalmuto (Ag), nonché presidente della Fondazione Leonardo Sciascia.
Da giornalista pubblicista ha collaborato con il quotidiano La Sicilia di Catania; è stato direttore della testata giornalistica radio-televisiva Studio 98, e continua a scrivere per alcuni giornali on line.