Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato a quattro anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale aggravata a danno di minori, ha presentato appello contro la sentenza emessa dal Tribunale di Enna lo scorso 5 marzo.
Gli avvocati difensori del sacerdote contestano l’intero impianto accusatorio e chiedono la riapertura del dibattimento, proponendo l’assunzione di nuove prove a discarico e l’ascolto di altre due persone a favore dell’imputato.
I legali di don Rugolo sostengono che la motivazione della condanna sia “illogica, contraddittoria ed errata”, affermando che il Tribunale avrebbe travisato la documentazione, giungendo a conclusioni “scorrette e prive di supporto probatorio” e, di conseguenza, a un giudizio di colpevolezza errato. Anche la Curia di Piazza Armerina, ritenuta responsabile civilmente in solido con Rugolo, ha presentato appello alla sentenza.
Il legale del vescovo Rosario Gisana ha sottolineato che la Curia, essendo priva di personalità giuridica, non può essere considerata responsabile civilmente. “Le uniche persone giuridiche legalmente riconosciute nell’ambito territoriale della Diocesi di Piazza Armerina – si legge nell’appello – sono la diocesi e il seminario vescovile, ma certamente non la Curia”.
La vicenda, che ha suscitato grande clamore mediatico, vede ora le parti in attesa del giudizio d’appello, mentre la difesa del sacerdote cerca di dimostrare l’innocenza di don Rugolo attraverso l’assunzione di nuove prove e testimonianze.