Può essere facile sottovalutare il rischio chimico nella propria attività lavorativa. Si tende ad associarlo a grandi aziende o laboratori che producono o raffinano sostanze pericolose.

In realtà, però, si stima che agenti chimici nocivi siano presenti nel 40% degli ambienti lavorativi, e che siano la causa del 10% delle malattie professionali denunciate all’INAIL. Anche comuni prodotti di pulizia e materiali per stampanti possono, in determinate circostanze, costituire un rischio per la sicurezza, la salute o l’ambiente.

DVR RISCHIO CHIMICO, COSA È?

Per questo motivo i datori di lavoro sono tenuti a redigere un DVR (documento di valutazione del rischio) per il rischio chimico, che valuti la pericolosità degli agenti nocivi presenti nell’ambiente di lavoro, singolarmente e miscelati tra loro.

Il processo di valutazione deve identificare l’eventuale presenza di sostanze chimiche, valutare quanto e come vengono utilizzate, la loro concentrazione nell’ambiente e il modo in cui interagiscono con l’organismo, e stimare quali danni potrebbero causare alla salute dei lavoratori in caso di esposizione.

Data la complessità di questa operazione esistono specifici algoritmi per il calcolo del rischio, che, partendo dalla classificazione di pericolo di una sostanza, assegnano un valore a tutti i fattori che è necessario valutare. L’utilizzo di questi modelli dovrebbe comunque essere sempre affidato a personale competente.

RISCHIO CHIMICO, COME COMPORTARSI

In caso di nuova attività, il DVR del rischio chimico dev’essere compilato prima dell’avvio dell’attività stessa. Le aziende già avviate hanno invece l’obbligo di aggiornarlo regolarmente, e comunque ogni volta che ci siano cambiamenti che possano influire sui livelli di esposizione a sostanze nocive. Data la sua importanza come strumento per la tutela della salute, in caso di inadempienza il datore di lavoro può essere sanzionato con l’arresto fino a sei mesi o con un’ammenda fino a €6400,00.

Gli esiti della valutazione possono essere due: se il rischio chimico viene ritenuto “basso per la sicurezza e irrilevante per la salute dei lavoratori” allora non è necessario prendere accorgimenti specifici di prevenzione.

In caso però il rischio risulti “non basso e non irrilevante” bisognerà applicare adeguate misure di sicurezza. La soluzione più semplice è eliminare l’agente pericoloso. o sostituirlo con uno che comporti rischi minori. Questo, però, non è sempre possibile. Si può allora intervenire per minimizzare tempi e occasioni di esposizione alle sostanze nocive, utilizzare materiali e metodologie adeguate per il loro utilizzo e smaltimento, adottare misure di prevenzione collettiva come aspiratori e cappe.

Potrebbe essere necessario anche fornire ai lavoratori dispositivi di protezione individuale (DPI), elaborare con il medico competente un programma di sorveglianza sanitaria, ed effettuare misurazioni periodiche del livello degli agenti chimici nell’ambiente, assicurandosi che restino al di sotto dei valori limite stabiliti per legge.