Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha riportato alla luce due tragiche storie: quella dell’imprenditore Gianfranco Trezzi, vittima di un brutale sequestro e omicidio nel 1988, e quella del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990.

Questi eventi, che hanno segnato profondamente la storia del nostro Paese, sono stati rievocati con le parole di due studentesse del Liceo Scientifico Filolao di Crotone, impegnate nel progetto di educazione civica attiva “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità”.

La storia di Gianfranco Trezzi

Il 19 settembre 1988, l’imprenditore Gianfranco Trezzi fu rapito mentre si recava al lavoro. La sua auto fu trovata abbandonata e, giorni dopo, arrivò una richiesta di riscatto di 5 miliardi di lire. Nonostante la collaborazione della famiglia con le forze dell’ordine, Trezzi fu brutalmente ucciso, e il suo corpo venne ritrovato solo il 10 dicembre 1988 in una villa nel comune di Vigevano, tagliato in settantadue pezzi.

Le indagini portarono all’arresto di Bruno Mario D’Alessandri, capo della banda responsabile del sequestro, insieme ad altri complici, tra cui Giuseppe Sanzone e Renato Danne. Il processo, che iniziò nel 1990, si concluse con la condanna di tutti i membri della banda.

Questa tragica vicenda rappresenta uno degli episodi più raccapriccianti degli anni ’90, segno della violenza e brutalità esercitata dalle bande mafiose per ottenere denaro attraverso crimini efferati.

Il sacrificio del giudice Rosario Livatino

Il 21 settembre 1990, il giudice Rosario Livatino, noto per il suo coraggio nella lotta alla mafia, fu assassinato in un’imboscata mentre percorreva una strada provinciale tra Agrigento e Caltanissetta. Livatino, definito “il giudice ragazzino” per la sua giovane età, aveva dedicato la sua carriera alla giustizia, combattendo le organizzazioni criminali mafiose e confiscando importanti beni delle famiglie malavitose. Fu proprio questa determinazione a condurlo alla morte per mano di quattro sicari appartenenti alla Stidda agrigentina.

Grazie alle informazioni fornite da un testimone, i colpevoli furono rapidamente identificati e arrestati. Livatino, riconosciuto per il suo profondo senso di giustizia e fede, è stato beatificato da Papa Francesco il 9 maggio 2021, in riconoscimento del suo martirio.

Le parole di una studentessa del Liceo Filolao di Crotone, che ha partecipato alla Mostra in ricordo di Rosario Livatino, sono toccanti: “Sentire le ultime parole di Livatino, pronunciate con un filo di voce, costituisce una testimonianza del suo coraggio. In quei momenti finali, non c’era paura, solo una profonda serenità e una fede incrollabile. Le sue parole risuonano ancora oggi, un’eco di giustizia e speranza che continua a ispirare.”

L’importanza della memoria e dell’educazione alla legalità

Queste due vicende ci ricordano quanto sia importante mantenere viva la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la giustizia. Il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità”, promosso dal CNDDU, si pone l’obiettivo di sensibilizzare le giovani generazioni sul tema della legalità e della lotta contro la mafia, attraverso storie esemplari come quelle di Rosario Livatino e Gianfranco Trezzi.

Come sottolinea il Coordinamento Nazionale Docenti, è fondamentale che nelle scuole si costruiscano percorsi di educazione civica, volti a promuovere i valori della nostra Costituzione e il senso di responsabilità collettiva. Solo così possiamo sperare di costruire una società più giusta e solidale, dove il sacrificio di questi martiri non sarà stato vano.

Davide Difazio, giornalista iscritto all’albo nazionale dei giornalisti, elenco pubblicisti Sicilia, dal 09/05/2003 N° di tessera 098283, protagonista di diverse trasmissioni televisive in Rai e Mediaset ha collaborato con diverse testate giornalistiche nazionali ottenendo risultati lusinghieri. Fondatore della testata giornalistica Siciliareporter.com, in pochi anni , è riuscito a far diventare il portale un importante punto di riferimento per l'informazione siciliana.