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Denise Gemin, Da Murano agli Emirati Arabi: il femminile che incanta il mondo

Di Serena Milisenna

Nella magica Murano, scrigno di bellezza e ingegno artistico tramandato di generazione in generazione, si staglia sinuosa e ammaliante Vitae di Denise Gemin.

Posizionata in una delle piazze della città, la scultura in vetro si fa trapassare dalla luce e fa scivolare su di sé la pioggia in tintinnii delicati che narrano il cammino del mondo. Suggestiva fontana da cui sgorga acqua, l’opera racconta il femminile, la maternità e la pienezza delle donne. 

Chiunque abbia fatto una passeggiata tra le poetiche vie di Murano è rimasto folgorato da tanta bellezza, come è accaduto a Gerd Wolfgang Sievers che, dopo aver fatto un viaggio in quel luogo, ha inserito la scultura nel suo libro “111 Luoghi di Venezia che devi proprio scoprire”.

Queste le parole riportate dall’autore nel libro: “Futurista e utopica ci appare la statua di vetro Vitae a Murano. L’opera di Denise Gemin ha, infatti, qualcosa di mistico e amorfo e sembra indecifrabile, tuttavia è anche incredibilmente attraente, poiché coniuga mirabilmente il lato fantastico e quello terreno. Finzione e realtà si fondono così in un’incantevole unità.”.

Wendy Chin-Tanner, giovane poetessa americana, ha voluto mettere un’immagine di Vitae nella copertina del libro di poesie “Anyone will tell you”.

Tale incantevole e attraente creazione ha dato anche a me la possibilità di riflettere, in particolare, sulla condizione della donna.

In questi lunghi mesi di pandemia tra i tanti dati sconfortanti c’è quello che riguarda la difficile situazione in cui versa il genere femminile, aggravata dal quadro delle contingenze. Sebbene le donne siano al centro di una grande battaglia che le vede protagoniste in molte parti del mondo di nuovi modi di impostare il lavoro, la politica e la società, è evidente che ancora molto dovrà farsi affinchè possano ottenere la concreta parità dei diritti: alle donne, di fatto, sono negate ancora molte possibilità.

La storia dell’artista Denise Gemin, originaria di Treviso, parte proprio da una serie di dinieghi, frutto di stereotipi culturali e di una visione maschilista della creatività femminile. Punti di vista che hanno, tuttavia, rinsaldato la forte volontà dell’artista di affermare se stessa e di assecondare, nonostante i no e le difficoltà, le proprie attitudini. E per fortuna! Perché l’arte di Denise Gemin è un viatico per ritrovare bellezza, forza e per divulgare un messaggio sociale molto incisivo.

Tutto può farsi risalire al 1992, anno in cui l’artista, dopo esser diventata madre di Roberta, contravvenendo ad alcuni suggerimenti che nel corso del tempo le erano stati dati, decide di continuare imperterrita il cammino della realizzazione creativa e si dà per la prima volta alla scultura, come mossa da un sacro fuoco: Metamorphosis One darà il là ad una produzione di 16 altre creazioni che raccontano la trasformazione e l’evoluzione dell’anima.

Il mio incontro con lei avviene in una uggiosa mattina del Novembre 2020, mentre mi appresto a tenere una lezione di marketing da remoto. La sera prima sono morte 800 persone per il Corona virus. Denise è tra i trenta partecipanti, ma non so ancora nulla di lei e, dopo aver creato i gruppi di lavoro, mi ritrovo sulla chat privata un messaggio: “Ciao, Serena! Volevo farti vedere qualcosa di me…”. Clicco sul link e si apre un mondo: è un video che ritrae Metamorphosis One.

E in questa opera del 1992 ho visto il racconto inesorabile, chiarissimo della condizione umana di oggi e di me stessa: in questa donna che si determina dall’argilla, e che sembra avere un’ala abbozzata sulla schiena, c’è tutta la tensione verso la ripresa. Nonostante la figura sia accosciata, c’è la trasformazione. Il segno evidente che dalla materia plastica fuoriesca qualcosa di nuovo: c’è la rinascita dopo la caduta, la volontà di sollevare la testa. E il mondo intero ed io non vediamo l’ora di liberarci del dolore, della precarietà, del senso di vuoto che ci avvolge e ripartire come già stiamo cercando di fare ogni santo giorno, adattandoci alla nuova condizione e cercando nuove strade. 

Tra me e la scultura si frappongono, improvvise, le lacrime e un dondolio di emozioni vengono al petto come sospinte da un dialogo muto. Colpita, nutrita di bellezza e curiosità, faccio subito un’ulteriore ricerca su questa artista e le sue creazioni: nel silenzio dell’armonia pieno/vuoto, della trasparenza mescolata al colore, le sue creature parlano e sono materia viva che evoca significati. Le sue opere costituiscono luoghi di riflessione, invitano alla trasformazione e a trovare nel movimento, impresso con maestria alla materia cangiante del vetro, del legno, dell’argilla, l’evoluzione del sé. Raccontano la necessità di resistere alle intemperie e di spargere bellezza. Perché seminare bellezza in questo tempo difficile è dovere sociale. I capolavori di Denise sono fuochi che attendono, nel sommo silenzio, di ardere ascoltati.

Nonostante un insegnante le avesse detto che solo gli uomini diventano artisti, perché maggiormente dotati rispetto alle donne, nonostante il padre le avesse detto di trovarsi un vero lavoro invece di fare l’artista, Denise Gemin rappresenta l’esempio di una donna che è stata capace di determinare se stessa, di lavorare nell’ambito delle maestranze della produzione del vetro soffiato di Murano, nonostante si trattasse di un lavoro prettamente gestito dagli uomini.

Denise Gemin con Giuliano Mian, fondatore della Fornace Mian | Inaugurazione della scultura “Fuoco io son e son di soffio” in occasione dell’evento Natale di vetro 2007 Bressagio Murano VE

“Fuoco io son e son di soffio” è la prima scultura in vetro artistico realizzata a Murano nel 2007 quando il titolare della fornace era Giuliano Mian, prima del cambio di gestione avvenuto poi nel 2009.

L’indiscutibile bravura, il suo ingegno artistico unito alla forte volontà di esprimersi comunque l’hanno portata a diventare designer di punta per rinomati brand. Le sue opere sono visibili su www.denisegemin.com

Fortemente apprezzata in Italia e all’estero, suo è il concept di Eye Drop Sculpture, 12 metri di scultura in vetro. Posizionata presso il monumento King Abdullah-KAUST di Thuval in Arabia Saudita, l’opera è stata commissionata all’azienda e realizzata a Murano, dopo che una delegazione araba in visita a Venezia ha visto esposta la sua scultura in vetro “Fuoco io son”, ripresentata nel 2009 in seguito all’avvicendamento della nuova gestione aziendale e che si trova anch’essa a Thuval, a pochi metri di distanza dall’Eye Drop sculpture,  come elemento centrale della fontana nella rotonda che conduce al monumento.

(La scultura “Fuoco io son” è legata alla scultura “Eye drop sculpture”, la accompagna come una firma e stabilisce il rapporto che c’è tra le due sculture)

Ma l’artista non ha potuto firmare la realizzazione perché la cultura araba non consente alla donna di comparire” – come dichiara nell’intervista rilasciatami su “A Lima Surda”. Denise ha potuto apporre la sua firma solo nella definizione della struttura che è suddivisa in 16 spicchi, il giorno 16 è la data del suo compleanno e ha così firmato alcuni elementi in vetro prima della loro partenza per l’Arabia Saudita.

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Published by
Redazione Giornalistica