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Palermo è una città ricchissima. È ricchissima di storia, di cultura, di arte, di umanità. Visitare Palermo è come visitare un concentrato del mondo, e proprio per questo non è facile fare un elenco delle cose da vedere a Palermo. Tutto è da vedere. Da respirare. Da sentire. Da mangiare.

Noi vi proponiamo una lista di cose da vedere un po’ diversa dalle altre. Ma è solo un assaggio di ciò che la città offe ai visitatori.

Palazzo dei normanni e cappella palatina

Cosa Vedere a Palermo

Il Palazzo dei Normanni, o palazzo Reale si trova in piazza della Vittoria (ingresso da piazza Indipendenza). Costruito sul punto più alto della città, fu il castello degli emiri arabi prima che si trasferissero nel quartiere della Kalsa, vicino al porto. Oggi (dal 1946) il palazzo è sede dell’Assemblea Regionale Siciliana ed è visitabile solo in alcune parti .

Da vedere assolutamente la preziosissima Cappella Palatina, che si trova al primo piano del palazzo e si raggiunge salendo un monumentale scalone settecentesco. Dedicata a S. Pietro è un capolavoro dell’arte normanna, fatta costruire da re Ruggero II nel 1130, anno della sua incoronazione.

L’interno lascia senza fiato: un trionfo di mosaici bizantini su sfondo d’oro nella parte alta delle pareti e sul pavimento, un magnifico soffitto ligneo a cassettoni e “muqarnas”, esempio della pittura fatimita a opera di artisti nordafricani che allora vivevano in Sicilia. Secondo molti, la più bella chiesa di tutta la Sicilia.

Per info e acquisto online dei biglietti,contattare la Fondazione Federico II [https://www.federicosecondo.org]

La cattedrale 

Cosa Vedere a Palermo

La Cattedrale, un tempo era collegata da una via coperta a Palazzo Reale. Il bellissimo edificio normanno fu fatto costruire durante il regno di Guglielmo II (l’ultimo re normanno) a partire dal 1169 dall’arcivescovo Gualtiero Offamilio, membro della famiglia reale e arcivescovo di Palermo e fu consacrato nel 1185.

Le origini della sua storia sono antichissime. Molti secoli prima che a Palermo arrivassero gli Arabi, in epoca paleocristiana, qui sorgeva un santuario e poi una basilica cristiana che venne distrutta dai vandali.

Gli arabi la ricostruirono tra- sformandola in moschea. Successivamente l’edificio tornò al culto cristiano sotto Ruggero II, ma fu nuovamente danneggiata e sulle sue fondamenta iniziò la costruzione della Cattedrale, che fu eseguita da architetti islamici e rappresentò uno splendido esempio di architettura fatimita. Ma la chiesa madre come ci appare oggi è il frutto di successivi ampliamenti, aggiunte, ricostruzioni che ne hanno profondamente modificato la struttura originaria.

Di grande interesse sono le tombe reali, semplici e maestose di Federico II, di Ruggero, di Arrigo IV e Costanza D’Altavilla (la madre di Federico). Infine le tombe di Costanza d’Aragona (prima moglie di Federico II) in un sarcofago d’arte romana e quello di Guglielmo duca di Atene. Da vedere è anche la suggestiva cripta, con volte a crociera, divisa in due navate: conserva sarcofagi di varie età, tra cui l’urna normanna con mosaici rosso e oro di Gualtiero Offamilio, fondatore della Cattedrale.

Il teatro del sole 

Cosa Vedere a Palermo

Piazza Vigliena, che tutti chiamano semplicemente Quattro Canti, punto di intersezione tra via Vittorio e Via Maqueda e più in generale punto di riferimento per spostarsi nel centro storico della città. Fermatevi e guardatevi intorno perché vi trovate proprio nel cuore di Palermo, nel centro perfetto di quella che era all’epoca, la città dentro le mura. Se siete già stati a Roma, forse questo luogo vi ricorderà qualcosa che avete già visto: sappiate che Giulio Lasso, l’architetto fiorentino incaricato del progetto nel 1608, si ispirò probabilmente alla piazza delle Quattro Fontane che si trova appunto nella capitale. Comunque sia la vista d’insieme dei Quattro Canti è di grande effetto: le quattro facciate dei cantoni sono composte da tre ordini e arricchite di balconi, finestre, nicchie, statue e decori.

Nel pomposo linguaggio secentesco, quest’apparato era definito “Teatro del sole”, poiché in ogni ora della giornata il sole lo colpisce sempre in uno dei quattro canti.

Il teatro dei pupi di Mimo Cuticchio 

Cosa Vedere a Palermo

Le origini del teatro dei pupi sono probabilmente antichissime: secondo alcuni studiosi risalirebbero addirittura ai tempi della dominazione greca. Di sicuro si sa che Nel ‘700 nella zona di piazza Marina venivano rappresentate dentro un baraccone chiamato «casottu di li vastasi» le «vastasate» , spettacoli farseschi con personaggi comici e popolari.

Ma il secolo d’oro dei pupi cominciò nella seconda metà dell’800, epoca in cui vissero a Palermo due famosi pupari Don Gaetano Greco e Don Liberto Canino, più fantasiosi e creativi di tutti gli altri. Furono loro a inventare i primi pupi armati, «vestendoli» con le armature dei guerrieri cristiani e saraceni, da loro stessi inventate ispirandosi a quelle degli affreschi di Palazzo Reale e Palazzo Steri.

Oggi per fortuna il teatro dei pupi è tornato ad avere grande importanza e forse anche il primo vero riconoscimento: quello di una forma d’arte. Il merito di questa rinascita si deve in gran parte all’opera di Mimmo Cuticchio, che ai pupi ha davvero dedicato la sua vita.

Per assistere a un indimenticabile spettacolo, rivolgetevi all’Associazione figli d’arte Cuticchio, in via Bara all’Olivella 95. Tel. 091.323.400

Cantieri culturali alla zisa

Ex Capannoni Ducrot, via P. Gili, 4 – Tel 091.7408461

La nuova cittadella della cultura di Palermo ha alle spalle una lunga storia. Si tratta di una grande area di 55 mila metri quadrati, sotto il castello della Zisa, un tempo occupata da un complesso di fabbriche: i 40 capannoni delle Officine Ducrot.

Nel 1995 il Comune di Palermo acquista l’area per trasformarla in un grande “cantiere” di arte e cultura. L’obiettivo, su modello di altre città europee come Parigi e Barcellona, è quello di trasformare gli spazi del lavoro, diventati antiquati, in luoghi dove promuovere e fare cultura, con esposizioni, spettacoli, avvenimenti, scambi di esperienze artistiche. Attualmente i Cantieri ospitao l’Institut Français de Palerme, il centro culturale tedesco Goethe-Institut, l’Istituto Gramsci Siciliano e la sua biblioteca e la sede palermitana della Scuola Nazionale di Cinema.

I Cantieri Culturali ospitano, inoltre, il Cinema De Seta, unica sala cinematografica pubblica in tutta la Sicilia e ZAC – Zisa Zona Arti Contemporanee, ovvero uno spazio dedicato alle produzioni di arti visive contemporanee di respiro nazionale e internazionale.

In giro per i mercati 

Cosa Vedere a Palermo

Vivaci, coloratissimi, saturi di odori, di colori, di grida e “abbanniate” (i richiami dei venditori per incoraggiare gli acquisti), i mercati sono l’anima allegra di Palermo.

Nei banchi addossati l’uno all’altro, coperti da tendoni variopinti che invadono strade e vicoli si trova di tutto, dalla frutta e verdure fresche alle carni di ogni tipo, dal pane ai formaggi, dalle decine di qualità di olive alle spezie, dai pesci freschi e salati alle conserve. Ma non solo. Si vendono anche vestiti, scarpe, oggetti per la casa, lampadari: insomma una specie di grande emporio all’aperto dove non si va solo per comperare.

Ma anche per scambiare quattro chiacchiere, per incontrare un amico facendo la spesa, per avere novità sulla vita del quartiere, per “perdere tempo”, dando un’occhiata in giro. In più, c’è sempre la possibilità di mangiare per strada: l’esperienza di provare a gustare le tante specialità del “fast-food” palermitano è è una sfida per gli stomaci più delicati, ma assolutamente da non perdere.

Il capo

Siamo in pieno centro storico: questo pittoresco mercato oggi il più vivo, genuino, e frequentato. La zona, che ha mantenuto ancora il suo autentico carattere popolare è quella delle vie Carini e Beati Paoli, che incrociano da un lato via delle Cappucinelle, e dall’altro via S. Agostino (che diventa poi via Bandiera), fino alla piazza del Capo e a San Agata alla Guilla.

Ballarò

E’ l’altro grande mercato della città ( forse il più antico), molto frequentato dai palermitani per gli ottimi prezzi e per acquistare tutte le primizie ortofrutticole. Prende il nome dalla piazza di Ballarò, nel quartiere dell’Albergheria dove era un tempo concentrato. Oggi è molto più esteso e va più o meno da Casa Professa a Corso Tukory. E’ un classico mercato di “grascia” ( cioè alimentare anche se letteralmente il termine significa sporcizia ) allegro e colorato aperto fino al pomeriggio.

La Vucciria

Un tempo era il più grande e celebre mercato di “grascia” di Palermo. Si estende alle spalle di Piazza S. Domenico (se si entra da via Roma), lungo via Cassari, fino a piazza Caracciolo e nelle vie circostanti. Veni- va chiamato della “Bucceria grande” , per la sua dimensione maggiore rispetto agli altri e perché qui si vendevano le carni (Bucciria e poi Vucciria deriva dal francese “boucherie” che significa proprio macelleria). In seguito fu aggiunta la vendita di frutta e verdura. Le sue origini sono molto antiche: esisteva già nel ‘400 e fu più volte ampliato e risistemato.

Borgo vecchio

In una zona molto popolare di Palermo, nell’ intrico di viuzze comprese tra corso Scinà e via Archimede si trova, nell’omonimo quartiere, il mercato del Borgo vecchio.Quello del Borgo ha però rispetto agli altri una particolarità: rimane aperto fino a sera tarda. Si possono comprare alla suggestiva luce delle lampade che ri- schiarano le merci sotto i tendoni frutta, verdure, carni e pesci freschissimi fino a mezzanotte e oltre.

Palazzo Abatellis 

Cosa Vedere a Palermo

All’altezza di piazza della Marina, (in via Alloro, 4) s’incontra il palazzo, in stile gotico catalano, del nobile palermitano Francesco Abatellis, che se lo fece costruire per abitarvi nel 1495. Dal 1954 il palazzo è sede della Galleria regionale della Sicilia e ospita alcuni grandi capolavori di pittura e scultura da non perdere, primi fra tutti Il trionfo della morte l’inquietante e grandioso affresco di autore ignoto, realizzato intorno alla metà del XV secolo, raffigurante la Morte a cavallo che giustizia nobili e potenti. Secondo alcuni studiosi i personaggi e la grandiosità della scena avrebbero ispirato Pablo Picasso per dipingere il suo celebre quadro Guernica.

Di raffinata bellezza anche L’Annunziata di Antonello da Messina, una piccola preziosa tavola che rappresenta la Madonna nei panni di una giovane donna siciliana: il volto umile e sereno, di grande intensità psicologica, ricoperto da un manto azzurro, e una mano appena alzata in un gesto di forte carica espressiva. L’altra opera sulla quale soffermarsi è il busto di Eleonora d’Aragona, elegantissima scultura di Francesco Laurana.

Catacombe dei Cappuccini 

Cosa Vedere a Palermo

Se Foscolo fosse vissuto in Sicilia, non avrebbe mai scritto i Sepolcri. Essendo la Sicilia (insieme alla Sardegna) l’unico territorio non conquistato da Napoleone, che nel 1806 estese all’Italia il decreto di Saint-Cloud (che imponeva, per ragioni igieniche, la sepoltura in cimiteri lontani dai centri abitati), al grande poeta sarebbe mancata l’occasione scatenante del suo celebre poemetto. Certo, se avesse visitato le catacombe dei cappuccini di Palermo, come fece il suo amico Pindemonte, avrebbe forse scritto un componimento d’altro genere. Chissà.

Si arriva al convento dei Cappuccini svoltando in via Pindemonte da corso Calatafimi e percorrendola fino alla fine (o prendendo l’autobus 327 da piazza Indipen- denza).

Dopo aver visitato la chiesa, se non siete particolarmente impressionabili, potete passare alla famosissime catacombe (orari di visita: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18), alle quali si accede da una porticina esterna che dà sul piazzale.

Dopo aver versato l’obolo (obbligatorio) per il mante- nimento del luogo, si scendono due rampe di scale e si arriva a una galleria sotterranea che offre uno spettacolo raccapricciante. Circa 8000 cadaveri si trovano esposti lungo le pareti, la maggior parte appesi come vecchi soprabiti, altri distesi in nicchie.

Lo stato di conservazione dei cadaveri esposti non è sempre ottimale. Spesso, anzi, ci si trova davanti a corpi a cui è rimasto attaccato solo qualche brandello di pelle o di capelli. Tutti, però, indossano i vestiti che indossavano da vivi, e sono divisi in “categorie”; troviamo i monaci, le donne, i bambini, la gente comune e i “professionisti”, ossia medici, avvocati, architetti ecc.

Finito il giro, si apprezza molto di più il fatto di essere vivi, e nel 2020.

Di Gioacchino Difazio

Davide Difazio, giornalista iscritto all’albo nazionale dei giornalisti, elenco pubblicisti Sicilia, dal 09/05/2003 N° di tessera 098283, protagonista di diverse trasmissioni televisive in Rai e Mediaset ha collaborato con diverse testate giornalistiche nazionali ottenendo risultati lusinghieri. Fondatore della testata giornalistica Siciliareporter.com, in pochi anni , è riuscito a far diventare il portale un importante punto di riferimento per l'informazione siciliana.