Codice tributo 3918: che cos’è e a cosa si riferisce
Il codice tributo 3918 fa riferimento all’attuale tassazione è prevista per quanti sono i proprietari di un’unità immobiliare. In particolare, questo codice tributo è relativo all’IMU, l’Imposta Municipale Unica. Si tratta nello specifico di un’imposta che viene applicata sulla componente immobiliare del patrimonio di cui disponi.
Va pagata ogni anno con un acconto che deve essere versato nella misura del 50% entro il 16 giugno e un saldo la cui scadenza è prevista il 16 dicembre. Da sottolineare che negli ultimi anni per effetto della legge bilancio è stato deciso di accorpare l’IMU e la TASI ( Tributo per i servizi indivisibili).
L’aliquota di quest’imposta complessiva non è univoca per tutto il territorio italiano, bensì viene decisa dall’amministrazione comunale all’interno di un range specifico indicato dal Governo.
Come deve essere utilizzato il codice tributo 3918
Il codice tributo 3918 secondo quanto previsto dalle attuali normative, si usa per il versamento dell’IMU nelle due rate previste annuali. Va inserito sul modello F24 necessario per il pagamento del tributo e va soprattutto utilizzato per i cosiddetti altri fabbricati.
Questo significa che dovrai utilizzare questo codice tributo per pagare le eventuali tasse previste in termini IMU per tutti gli immobili diversi dalla prima casa e per i quali è previsto l’obbligo del pagamento. Da ricordare che per definizione, la prima casa è quella in cui hai la residenza. Inoltre, questa tassazione è prevista per tutte le prime case che rientrano nelle categorie catastali di lusso, in particolare quelle indicate con classe A1, A8 e A9.
Per utilizzare il codice tributo devi avere a disposizione il modello F24, in particolare individuare la sezione riportante la dicitura IMU e altri tributi locali. In questo riquadro specifico dovrai inserire il codice tributo 3918. Tuttavia, non sarà sufficiente soltanto questo codice ma dovrai anche far riferimento al comune in cui l’immobile è ubicato.
Devi sapere che esiste per ogni comune dislocato sul territorio italiano un codice relativo che puoi tranquillamente trovare rivolgendoti al tuo comune o effettuando una semplice ricerca su web per quanto riguarda la tabella dei codici catastali dei comuni.
Cosa succede se non si rispettano le scadenze IMU
Nel caso in cui non hai pagato l’IMU entro le scadenze previste che ti ricordiamo essere per la prima rata di acconto il 16 giugno di ogni anno e per la seconda rata di saldo entro il 16 dicembre di ogni anno, dovrai pagare una sanzione.
In particolare, puoi richiedere e effettuare il cosiddetto ravvedimento operoso del tributo: dovrai pagare quanto previsto dalla tassa, in più ci saranno da calcolare degli interessi con tanto di sanzione a seconda dei casi.
Da sottolineare che qualora non venga effettuato neanche il ravvedimento operoso, allora l’amministrazione comunale potrà provvedere nell’arco di qualche mese nell’inviarti un avviso di accertamento esecutivo con ulteriori sanzioni e interessi. Qualora neanche questa procedura dovesse spingerti nel pagare la tassazione, si procederà con quanto previsto dalla legge, il debito sarà affidato all’Agenzia delle Entrate che potrebbe dare mandato a una società specializzata nel recupero crediti.
Il ravvedimento operoso: come funziona
Il ravvedimento operoso in questo caso dell’IMU ti permette di regolarizzare la tua situazione rispetto a questa tassazione. Nello specifico, dovrai pagare il tributo, gli interessi e la sanzione.
La sanzione viene calcolata in virtù di quanto previsto dall’articolo 13 del decreto legislativo numero 471 dell’anno 1997. Viene applicata una sanzione ordinaria del 30% che può essere ridotta al 15% nel caso in cui i versamenti vengano effettuati con un ritardo non superiore ai 90 giorni. Può essere ulteriormente abbassata a un’aliquota del 1% se il ritardo non è superiore ai 15 giorni.
Tra l’altro, l’attuale normativa ti permette di godere ulteriori ribassi in funzione del momento preciso in cui effettui il pagamento. Entrando maggiormente nel merito, paghi lo 0,1% per ogni giorno di ritardo se effettui il pagamento entro 14 giorni.
Se invece il ritardo avviene tra il quindicesimo e il trentesimo giorno la sanzione è pari al 1,5%. Se la regolarizzazione avviene tra il trentesimo giorno e il novantesimo giorno dalla scadenza, la sanzione prevista e del 1,67%.
C’è da ricordare inoltre che per poter fruire del ravvedimento, è necessario che la violazione non sia stata già constatata attraverso verifiche. Anche se il ravvedimento viene effettuato oltre un anno dalla naturale scadenza, è possibile ottenere delle significative riduzioni sulla sanzione che altrimenti dovrebbe essere del 30%. Se il ravvedimento viene effettuato entro i 2 anni, è possibile ottenere 1/7 del minimo.
La sanzione cresce ad 1/6 del minimo se il ravvedimento viene effettuato oltre 2 anni e diventa di 1/5 se avviene dopo che gli enti verificano l’omissione, ma comunque prima che venga istruita ed emessa la relativa cartella esattoriale.
Il ravvedimento deve essere effettuato utilizzando lo stesso modello F24 indicando il codice tributo previsto, inserendo un importo maggiorato degli interessi e soprattutto della sanzione prevista. Per quanto riguarda gli interessi vanno versati soltanto se superiori a 1,03 euro.