Ieri mattina è iniziato il secondo grado del processo legato alla maxi-inchiesta Xidy, l’operazione condotta dai carabinieri del Ros che ha messo in luce il mandamento mafioso di Canicattì e la riorganizzazione della Stidda nella provincia di Agrigento. Tredici persone sono attualmente imputate e devono rispondere delle accuse formulate nei loro confronti.
Il fulcro dell’indagine è l’ex avvocato Angela Porcello, precedentemente condannata a 15 anni e 4 mesi in primo grado per essere stata considerata una figura di rilievo nella mafia canicattinese.
Attraverso il suo legale, Giuseppe Scozzari, Porcello ha presentato un concordato di pena. Si tratta di un accordo che, se accettato, comporterebbe una riduzione della pena in cambio della rinuncia a parte dei motivi di appello. La decisione finale spetta alla Procura generale di Palermo.
L’inchiesta rivela quindi nuovi dettagli sul coinvolgimento di Angela Porcello nel mandamento mafioso di Canicattì e sulla sua posizione di spicco all’interno della mafia locale. Il tentativo di concordato di pena aggiunge un elemento di suspense, poiché la decisione della Procura generale di Palermo sarà cruciale per determinare il destino di Angela Porcello e il suo coinvolgimento nel caso Xidy.
Questo sviluppo giuridico potrebbe avere ripercussioni significative sulla vicenda, influenzando non solo il destino degli imputati, ma anche la percezione pubblica dell’operato della giustizia in relazione alla lotta contro la criminalità organizzata. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quali saranno le prossime mosse della Procura generale di Palermo di fronte a questa proposta di concordato di pena.
Nel primo grado del processo sono state inflitte 13 condanne, Cinque assoluzioni sono diventate definitive.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e eseguita dai carabinieri del Ros, è iniziata nel febbraio di due anni fa, portando agli arresti i vertici dell’intero mandamento mafioso di Canicattì, poliziotti e anche l’avvocato Angela Porcello. La penalista, radiata dall’albo, ha tentato di collaborare con la giustizia senza successo.
Otto le parti civili: Rete per la Legalità Sicilia (avv. Valeria D’Anca); Associazione Nazionale “Antonino Caponnetto” (avv. Alfredo Galasso); Sos Impresa (avvocato Fausto Maria Amato); Solidaria Onlus (avv. Luisa Martorana); Associazione Amici del giudice Livatino (avv. Ettore Barcellona); Comune di Canicattì (avv. Ettore Barcellona); Centro studi Pio La Torre (avv. Zelia Dionisio). Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Barba, Vincenzo Domenico D’Ascola, Giuseppe Oddo, Giuseppe Scozzari, Teresa Alba Raguccia, Lillo Fiorello, Giacinto Paci, Giovanni Salvaggio, Raffaele Bonsignore, Domenico Schillaci, Diego Giarratana, Liborio Pastorello, Luca Cianferoni, Antonino Gaziano, Salvatore Pennica, Valerio Accorretti, Antonino Reina.