l medico neuropsichiatra Marcello Grasso, 74 anni, è stato condannato a nove anni e mezzo di carcere per violenza sessuale nei confronti di tre donne.
La sentenza di primo grado emessa dai giudici di Palermo ha stabilito, inoltre, una provvisionale complessiva di 80 mila euro per le vittime, nonché l’interdizione dalla professione medica per cinque anni.
Le accuse e la difesa
Le tre donne hanno raccontato di essere state molestate nello studio di Grasso in via Pasquale Calvi, a Palermo. Secondo la difesa del neuropsichiatra, fratello dell’ex presidente del Senato Pietro Grasso, i rapporti rientrerebbero in percorsi terapeutici concordati e non costituirebbero abusi.
Gli avvocati del medico hanno già annunciato che presenteranno ricorso in Appello, contestando in toto la ricostruzione accusatoria.
L’impatto sulla professione e il risarcimento
Oltre alla condanna penale, il tribunale ha disposto un risarcimento immediato (le cosiddette provvisionali) pari a 80 mila euro da suddividere tra le tre donne che hanno denunciato il neuropsichiatra.
La sospensione dall’attività medica per cinque anni avrà un impatto significativo sulla carriera di Grasso, in attesa dell’esito dei futuri gradi di giudizio.
Prossimi sviluppi processuali
La sentenza di primo grado potrà essere ribaltata o confermata nei successivi livelli di giudizio: il legale di Marcello Grasso ha già anticipato la volontà di impugnare la decisione, sostenendo che non sussistano gli estremi per la condanna.
L’Appello rappresenterà quindi il passaggio chiave per verificare la solidità delle prove raccolte dall’accusa e la veridicità delle dichiarazioni delle vittime.
Conclusioni
Il caso di Marcello Grasso apre un nuovo capitolo nel dibattito sulla tutela delle vittime di violenza sessuale e sugli abusi in ambito medico-terapeutico.
Sarà la Corte d’Appello a pronunciarsi in via definitiva sulla vicenda, mentre la sentenza di primo grado ha già avuto l’effetto di allontanare il professionista dalla sua attività e imporre un cospicuo risarcimento alle tre donne che hanno denunciato le presunte violenze.