La Corte d’Appello di Palermo ha completamente riformato la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Agrigento, annullando la pena di sei anni e otto mesi di reclusione precedentemente inflitta a H.N., assolvendolo con formula piena per non aver commesso i fatti contestati.

Il caso risale a un episodio avvenuto nei pressi di via Atenea, ad Agrigento, dove Harrabi e altri due individui erano stati arrestati con l’accusa di rapina aggravata e aggressione ai danni di un connazionale.

Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe colpito la vittima con calci e pugni, utilizzando anche una cintura stretta intorno al collo e minacciandolo con un coltello, per poi sottrargli uno smartphone, una collana d’oro e pretendere denaro.

In primo grado, il Tribunale di Agrigento aveva condannato l’imputato a sei anni e otto mesi di reclusione, sentenza poi confermata in appello.

Tuttavia, su ricorso della difesa, la Corte di Cassazione aveva annullato la decisione e rinviato il caso a una nuova sezione della Corte d’Appello di Palermo per una revisione del verdetto.

Durante l’udienza del 7 novembre 2024, la quarta sezione penale della Corte d’Appello ha esaminato nuovamente il caso e, attenendosi alle indicazioni della Cassazione, ha assolto l’uomo per non aver commesso i fatti, sollevandolo da ogni accusa.

L’avvocato Angelo Asaro, difensore dell’imputato, ha espresso soddisfazione per il risultato, sottolineando come il suo assistito avesse già trascorso sei mesi in misura cautelare, un periodo che adesso risulta non giustificato alla luce della sentenza di assoluzione.

Questo pronunciamento mette la parola fine a una vicenda giudiziaria complessa, ribadendo l’importanza delle revisioni processuali nel garantire il rispetto dei diritti di difesa e l’accuratezza della giustizia.