La Corte di Appello di Palermo ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione, ponendo fine al processo che vedeva coinvolti G. L. e M. F. di Canicattì precedentemente condannati a nove mesi di reclusione dal Tribunale di Agrigento.

Gli imputati erano accusati di aver ingannato genitori e nonni di disoccupati, promettendo posti di lavoro nell’ambito regionale in cambio di somme considerevoli.

Il caso riguardava la vendita di posti di lavoro presso il Museo archeologico “Pietro Griffo”, la Biblioteca Luigi Pirandello e il Parco archeologico di Agrigento, dove, secondo l’accusa, per ottenere un’assunzione bastava pagare 15.000 euro.

G. L., spacciandosi per avvocato e funzionario di una nota società di servizi, con la complicità di M. F., avrebbe orchestrato la vendita di falsi contratti di lavoro.

Nonostante le gravi accuse, la decisione della Corte di Appello, seguendo le argomentazioni degli avvocati difensori, Angelo Asaro e Valentina Fabbrica, ha stabilito che i reati sono prescritti, eliminando la possibilità di un ulteriore procedimento giudiziario.

La sentenza lascia così irrisolte le questioni di giustizia per le famiglie colpite, che avevano investito risorse nella speranza di garantire un futuro lavorativo ai propri cari.