Il Procuratore di Agrigento, Giovanni Di Leo, ha avviato le procedure legali contro una ginecologa dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì, accusata di aver causato la morte di una neonata il giorno di Natale dell’anno scorso.

Secondo quanto emerso da una consulenza del procuratore Paola Vetro, il medico avrebbe omesso di diagnosticare il ritardo di crescita del feto, nonostante ciò risultasse da un’ecografia effettuata ben 19 giorni prima dell’interruzione della gravidanza.

L’accusa sostiene che questa mancanza di informazione cruciale sul cartellino clinico avrebbe compromesso la consapevolezza necessaria per le visite successive.

Elementi quali esami delle urine e una pressione arteriosa elevata, secondo l’accusa, avrebbero dovuto indicare chiaramente il ritardo di crescita, e il ricovero della paziente avrebbe potuto consentire la nascita prima del decesso.

Tuttavia, la tragica realtà è che la donna trentenne partorì la propria figlia già morta da almeno 48 ore il 27 dicembre.

L’udienza pre-dibattimentale è stata fissata per il 6 maggio davanti al giudice Rossella Ferraro, in conformità con la riforma Cartabia.

Il difensore della ginecologa, l’avvocato Aldo D’Amico, ha la possibilità di chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento come alternative al dibattimento.

I genitori della neonata si costituiranno parte civile, assistiti dagli avvocati Giacinto Paci e Diego Giarratana, i quali avevano presentato le denunce iniziali che hanno portato all’indagine, originariamente coinvolgendo 13 indagati.