La batteria è uno strumento divertente e affascinante, ma che richiede coordinazione, studio e anche una certa resistenza fisica. Vediamo quali sono alcuni dei batteristi più apprezzati.

Il mondo della batteria è incredibilmente vasto, non solo per i tantissimi generi e sottogeneri musicali dove questo strumento è fondamentale, ma anche per le tecniche sviluppate negli anni dai vari batteristi e che in qualche modo sono state ‘codificate’ per lo studio dello strumento a livello base e avanzato. A tutto questo si aggiunge il tocco personale, lo stile, la fisicità e anche la conoscenza delle percussioni e dei piatti che compongono la batteria. 

Questo strumento esercita parte del suo fascino proprio per il suo essere all’apparenza molto intuitivo. D’altronde le percussioni sono probabilmente state il primo strumento mai usato dall’uomo per produrre dei suoni, quindi il voler ‘picchiare’ su un rullante con una bacchetta risulta un gesto quasi istintivo e naturale. Non a caso la batteria è uno degli strumenti migliori per far avvicinare i bambini alla musica e far sviluppare loro il senso del ritmo. 

Tra il dire e il fare però c’è di mezzo il proverbiale mare, in quanto la batteria non è affatto facile da suonare. Per questo spesso si rimane colpiti dall’abilità dei batteristi più bravi e che sono entrati nella storia della musica, specialmente nei generi rock e metal. Vediamo quali sono. 

John Bonham

Ascoltando i Led Zeppelin e il lavoro dietro le pelli di Bonham al giorno d’oggi, potrebbe sembrare che in realtà questo batterista non abbia fatto nulla di particolare. Il fatto è che Bonham suonava la batteria del futuro già negli anni ‘70, abbandonando i classici ritmi ‘swing’ di quel periodo e adottando una tecnica diretta comandata dal groove e dalla potenza. Oltretutto aveva un grande orecchio per la musica e sapeva anche comporre, un musicista quindi a tutto tondo. Nei vari dibattiti online e sondaggi per trovare il miglior batterista mai esistito, Bonham è uno dei nomi che si trovano sempre in cima alle preferenze dei vari appassionati. 

Neil Peart

Neil Peart è stato uno dei batteristi più amati, sia per le sue capacità tecniche sia per quelle compositive. Il Power Trio dei Rush formato con Geddy Lee e Alex Lifeson ha scritto alcune pagine del prog rock alle quali si sono ispirati tantissimi musicisti. Lo stile di Neil Peart unisce il groove alla tecnica in modo impeccabile, con complessi fill sui tom che comunque risultano estremamente musicali e mai fuori contesto. Mike Portnoy dei Dream Theater lo cita come maggiore fonte di ispirazione, ma d’altronde basta sentire l’introduzione della magnifica suite 2112 per rendersi conto dell’abilità di Peart. 

Dave Lombardo

Nel metal estremo la batteria si è lentamente sostituita alla chitarra, diventando lo strumento di punta del genere. Sono i batteristi le vere ‘stelle’ di questo turbolento sottogenere, delle autentiche piovre in grado di raggiungere velocità incredibili e di gestire giganteschi kit di batteria come se fossero dei giocattoli. Dave Lombardo è uno dei ‘precursori’ della batteria estrema, in quanto con gli Slayer ha praticamente abbattuto i ‘record’ di velocità sullo strumento. Lombardo però non è solo veloce, negli anni infatti ha esibito un grande gusto e personalità, specialmente con altri suoi ottimi progetti come i sottovalutati Grip Inc. Ancora oggi viene ritenuto uno dei batteristi migliori in circolazione. 

Mike Portnoy

Difficile parlare di batteristi rock e metal senza inserire il funambolico Mike Portnoy dei Dream Theater. Sebbene a volte Portnoy si faccia trasportare un po’ troppo dalla tecnica, resta comunque un vero spettacolo da ascoltare, anche per il suo incredibile groove. Una delle caratteristiche più apprezzate di Mike Portnoy è la sua capacità di unire un’attitudine ‘vecchia scuola’ a trovate tecniche particolari. Insieme all’altrettanto fenomenale (ma più composto) Mark Zonder dei Fates Warning ha rivoluzionato la batteria nel prog metal, facendo avvicinare tantissimi giovani allo strumento. 

Danny Carey

Vi siete mai chiesti come sarebbe applicare la la matematica al progressive rock? La risposta la possono dare Danny Carey e i Tool. Carey è un batterista che ama particolarmente le complicazioni ritmiche e le trovate originali. Studioso di tecnica e teoria jazz, Carey ha saputo integrare le sue influenze nella musica della band, arricchendo le composizioni di tecnica e fantasia. Forse un filo troppo ‘complesso’ e decisamente poco immediato, Carey resta comunque un batterista da ascoltare e riascoltare. 

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